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Uno strumento per eccellenza per entrare nella preghiera è l’icona: l’immagine rappresentata ci accompagna infatti nelle relazione con la persona o il mistero divino di cui è intermediaria. Ci aiuta a stare alla presenza di Dio e a fissare il nostro sguardo in Lui. Nella preghiera non siamo soli, ma siamo in un rapporto. Poniamoci dunque alla presenza del mistero rappresentato, e lasciamo che parli in noi.

Questa tavola è una riproduzione di un’icona russa: la Madonna orante di Yaroslav o Grande Panaghia (XIII secolo), conservata presso la Galleria Tret’jakov di Mosca. La Vergine è rappresentata in maniera ieratica, con le braccia aperte, rivolte verso i fedeli, così come Gesù Cristo, dipinto all’interno di un medaglione, che poggia sul busto della donna. Nell’iconografia bizantina, la Madonna con il medaglione è anche detta la Madonna del Segno, in quanto Cristo all’interno del medaglione, prefigura la sua nascita dal grembo di Maria. La Vergine, vestita in maniera semplice, ma elegante, poggia i piedi su un tappeto rosso, si staglia su uno sfondo dorato e, alla sua destra e alla sua sinistra, entro due tondi, vi sono due angeli che porgono un globo con una croce. L’iconografia della Madonna orante deriva da un’icona che si trovava nella basilica di Blachernai a Costantinopoli, oggi Istambul. Ancora oggi, l’icona di Yaroslav è una delle icone più venerate di tutta la Russia.

Francesca Marinelli

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La preghiera è il momento privilegiato in cui raccoglierci e porci nella luce di Dio. Questa luce illumina il nostro sguardo sulle cose, anche la sofferenza diviene luogo di incontro privilegiato con Colui che custodisce la nostra vita. Riconosciamo il dono di Dio nascosto in ogni evento, in ogni volto. Ci apriamo dunque ad accogliere l’amore di Dio che ci viene incontro in ogni istante, ad ogni respiro. Questa esperienza rasserena il nostro volto,  rilassa la tensione dei nostri tratti, li apre al sorriso. Sperimentiamo il sollievo di essere nelle mani di Dio. Anche il nostro corpo lo avverte. La nostra mente si fa più lucida. Il cuore trova pace. Diveniamo con la nostra presenza gioiosa e rasserenante, un attraente e contagioso annuncio di speranza per chi ci è vicino.

Non servire il Signore con sospiri. Con contentezza e con coraggio, mostra come sia vera la Parola del Signore: “Il mio giogo è soave e il mio peso è leggero”…Abbi il sorriso sul tuo volto e guarda alla sofferenza in una luce più alta, allora essa diventa un dono di Dio per te e un motivo di contentezza. La felicità non è una virtù, ma l’effetto dell’amore.

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Niente vi è di più urgente che abbandonarsi del tutto a Dio, che mettersi totalmente nelle sue mani. Nel suo infinito ed incommensurabile amore… Egli vuole riempirci di se stesso, solo se noi desideriamo essere riempiti da Lui e non cerchiamo di chiudere i nostri cuori a Lui, riempiendoli di cose che non sono Lui. Se noi sapessimo svuotare i nostri cuori da ogni cosa, distaccarci da tutto ciò che non è Dio; allora si resterebbe stupiti davanti al lavoro che Dio opera in noi. Se l’uomo fosse profondamente penetrato da questa verità, allora si lascerebbe totalmente assorbire in Dio. 

(Tito Brandsma – Introduzione a Groenevald, Carmelicht)

Non hanno bisogno di grandi commenti queste parole di Tito Brandsma, ma di un’esperienza. Proviamo a metterci in silenzio, a raccoglierci, e a lasciare andare pensieri e sentimenti. Lasciamo le onde agitate delle preoccupazioni o dei conflitti esteriori o interiori, che stanno nella superficie, per inoltrarci nelle profondità della nostra interiorità, in quello spazio che il Signore riempie della sua presenza. Rimaniamo in questa profondità calma, e abbandoniamoci ad ogni respiro a Lui, che ci dona ad ogni respiro la vita. Questa è ora la nostra sola urgenza.

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Padre Tito scrive questa poesia nel carcere di Scheveningen, nel 1942, avendo lo sguardo rivolto a Cristo in croce. Esprime l’accoglienza della sofferenza che la vita gli impone, come luogo per unirsi maggiormente a Dio. Nel nostro cammino di preghiera Egli ci indica un luogo molto fecondo per unirci a Cristo e vivere una pace profonda, ed è quello del dolore vissuto non da soli, ma uniti a Cristo, sicuri del suo amore per noi. Arriva a dire: Nel dolore mi sento felice. Sembra paradossale, ma evidentemente l’esperienza del dolore ci spoglia a tal punto che ci unisce all’essenziale. Quando in noi si fa il vuoto, ritroviamo Colui che è sempre presente, Colui che ci è vicino.
O Gesù, quando ti guardo
mi sento rivivere.
Ti voglio bene.
Anche tu mi vuoi bene,
come il tuo miglior amico.
 
La tua amicizia mi porta sofferenza.
Ma ogni sofferenza va bene per me.
Così rassomiglio a te:
verrò dove tu abiti.
 
Nel dolore mi sento felice.
Non lo chiamo più dolore
ma felice occasione 
di essere a te più unito.
 
Mi avvolgano il silenzio,
l’umido, il freddo.
Lasciatemi qui.
Nessuno mi visiti.
Non mi tormenta lo star solo.
 
Tu, infatti, Gesù, sei con me:
mai mi sei stato così vicino.
Resta con me,
qui, accanto a me, dolce Gesù.
La tua presenza mi è pace.
 
(p. Tito Brandsma, Poesia composta nel carcere di Scheveningen, 12-13.2.1942)
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Madre Maria Candida dell’Eucarestia, con le sue parole e la sua esperienza, accende il desiderio di un rapporto con Gesù di unione: io in te, Tu in me, siamo infatti una cosa sola. Questa unione è possibile sempre, in ogni momento della giornata e tra le occupazioni. Non sono necessarie le parole, nè di cambiare qualcosa di se stessi o di sforzarsi per fare qualcosa…E’ sufficiente restare con Lui, in sua compagnia. Riposare sul suo Cuore. Rientrare nella stanza del proprio cuore, dove Egli ha la sua dimora.

Gesù buono mi attira a riposare sul suo Cuore. Oh, unione bella e forte: il mio cuore sul Cuore di Gesù, la mia anima a contatto con l’Anima immensa di Gesù, mare immenso di luce candidissima. Dopo la Comunione, scendo a gustare questa forte unione nella stanza del mio cuore. Lì mi sento fortemente e dolcemente attratta, perchè lì vi è Gesù che in quel momento è certamente unito corporalmente a me. Ma, anche senza Comunione, andando a Gesù con un semplice slancio dell’anima nell’orazione, d’improvviso l’ho sentito giungere sensibilmente. 

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Restare uniti a Lui, con la consapevolezza che Lui è con me, che Lui è presente, che il Signore abita il cuore delle persone che incontro, che Egli è tra noi, nei nostri legami di amore, amicizia e fraternità. Frequentarlo con un pensiero o un semplice slancio del cuore, un semplice sguardo. Questo è il segreto che la Santa ci consegna per essere liberati da ogni altro pensiero o sentimento che a volte ci turba, e per sperimentare così, la gioia del cuore, la forza dello spirito. Teniamo fisso lo sguardo in Lui.

E’ Gesù stesso che attira a Sè dolcemente il mio spirito, o dal suo tabernacolo o dal mio cuore, specie quando l’ho ricevuto nella santa Comunione. Il mio spirito si solleva a Lui con felicità. Mi sento beata mentre i miei occhi si fissano in Lui. Ma anche se non mi si manifesta, il mio spirito resta sollevato per la fede, semplicemente, verso quella divina presenza che nutre l’intelletto e il cuore, lasciandomi forte, piena di buona volontà, legata al divino volere, alla virtù; non mi è possibile allora scorgere in me altro che sentimenti buoni e belle disposizioni. Gesù spande un piccolo filo di beatitudine che pervade tutto il mio essere: forse è Lui stesso che si riflette nella mia anima.  

Madre Maria Candida dell’Eucarestia – Nella stanza del mio cuore

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La preghiera è il nostro respiro, non dobbiamo sentirci strappati dal rapporto con Dio neppure dai mille impegni, perchè il semplice esercizio di consapevolezza di essere alla sua presenza sarà sufficiente per fare della nostra vita una preghiera e un’adorazione ininterrotta della sua presenza in noi e tra noi. Questo atteggiamento contemplativo trasforma la realtà che viviamo dall’interno, perchè tutto in tal caso sarà occasione di incontro e di unione con Lui. Sapremo scorgere i segni della sua Provvidenza e bontà. Egli infatti è sempre all’opera nella nostra vita e nella storia per ricondurci gradualmente al suo amore, secondo i suoi disegni di misericordia. Egli ci attira in ogni momento a sè. Lasciamoci rapire lo sguardo dal suo, e durante la giornata, ricambiamolo con un semplice slancio del cuore, con un pensiero rivolto a Lui, o ancora con una lucida attenzione al qui ed ora: ogni attimo è infatti pieno della sua presenza, Lui è al nostro fianco e non abbandona mai la creatura che ama. Madre Maria Candida dell’Eucarestia ci racconta come cerchi di compiere ogni sua azione sotto il suo sgurado, come ogni caduta le serva per ritornare a Lui con maggiore intimità, come abbia sempre il suo nome tra le labbra. Soprattutto, ci testimonia come ciò sia anzitutto fonte di gioia.

Che sete di stare sempre fissa in Gesù, di camminare alla sua presenza! Mi lamentavo con Lui: perchè non penso sempre a te, come tu ad ogni istanti mi guardi e pensi a me?

Ho cominciato a compiere le mie azioni sotto il suo sguardo e soltanto per Lui. (…) Il suo nome è continuamente sulle mie labbra. E Gesù sa servirsi anche delle tentazioni per attirarmi a Sé dolcemente; allora gli do tutti i miei sguardi e mi stringo fortemente al suo petto.

Ogni mattina, alzandomi, mi propongo fortemente di trascorrere la giornata alla sua presenza, e ne gusto la gioia.

Madre Maria Candida dell’Eucarestia 

Nella stanza del mio cuore – Scritti autobiografici

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