L’opera di San Giovanni della Croce che iniziamo ora a commentare settimanalmente, strofa dopo strofa, tratta dell’amore fra l’anima e Cristo suo sposo.
Il nostro DNA parla della nostra vocazione alla sponsalità. Dio ci ha creati così: per amare ed essere amati. Lo abbiamo scritto nel nostro corpo, nella profondità della nostra anima e del nostro desiderio: da soli ci sentiamo incompleti e vuoti, siamo fatti per la comunione. Il rapporto di coppia è immagine dell’unione che l’anima anela con il suo Dio. In questo sta la nostra gioia, risiede il senso della nostra vita.
Chi potrà descrivere ciò che il Signore fa capire alle anime innamorate dove dimora?
Questo è il primo interrogativo che si pone San Giovanni nel cominciare la sua opera, che sarà dunque uno scritto poetico fatto di immagini e segni, proprio perchè è difficile per il linguaggio umano comunicare l’esperienza dell’anima che cerca Dio e che finalmente gusta la sua presenza, l’essere in Lui, come Lui è in noi.
Io in te, tu in me, siamo infatti una cosa sola.
“Essendo dunque queste strofe state composte in amore di abbondante intelligenza mistica non si potranno spiegare con esattezza, nè questo sarà il mio intento”, spiega il Santo nel prologo: il suo scopo è infatti è di accendere in noi il desiderio di Dio e la sete di questa esperienza personale ed intima di unione con la sua Persona, e per far ciò, è sufficiente intuire, piuttosto che capire, quel che i versi racchiudono, così da accingersi a provarne in prima persona il contenuto. I versi sono stati scritti “per produrre effetti ed affetti d’amore nell’anima“.
San Giovanni ci introduce ad una conoscenza di Dio che definisce mistica: ovvero la conoscenza “per amore, nel quale le cose non solo si conoscono, ma insieme si gustano”.
La spiritualità di Giovanni della Croce conduce il lettore all’amore e chiede un continuo distacco da ciò che allontana o ostacola questa esperienza personale di unione.
Il Cantico Spirituale è stato composto nel 1584 a Granada per le Suore carmelitane del Monastero di San Giuseppe ed è un trattato sulla preghiera e sull’unione con Dio.
L’anima unita e trasformata in Dio vive in Dio e per Dio, e riflette verso di lui lo stesso impulso vitale che egli le trasmette.
All’inizio di questa lettura diamoci dunque il tempo di alimentare il nostro desiderio di Dio così da poter incominciare questo cammino. Nel silenzio di noi stessi chiediamoci: “Cosa cerco? Chi cerco? Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza (P. Lagerkvist)?”. Poniamoci in ascolto della voce di Colui che ci chiama a sè.