Dal «Cantico Spirituale» di san Giovanni della Croce, sacerdote
L’aspirazione dell’anima è l’uguaglianza d’amore con Dio, poiché l’amante non può essere soddisfatto se non sente che ama quanto è amato. E in questa vita, non può giungere a uguagliare la perfezione d’amore con cui è amata da Dio, desidera la chiara trasformazione di gloria in cui giungerà a uguagliare l’amore.
Allora «l’anima conoscerà come è conosciuta da Dio» (cfr. 1Cor 13,12) e lo amerà anche come è amata da Dio; infatti, il suo intelletto sarà intelletto di Dio, la sua volontà sarà volontà di Dio, e il suo amore sarà amore di Dio.
Dato che egli le dà il suo amore, allo stesso tempo le insegna ad amarlo come ella è amata da lui. E, oltre a insegnare all’anima ad amare in modo puro e libero senza interessi, come egli ci ama, la fa amare con la forza con cui egli la ama, trasformandola nel suo amore, e così le dà la sua stessa forza con cui lo possa amare, che è come metterle in mano lo strumento e dirle come deve fare, facendolo insieme a lei, il che è insegnarle ad amare e renderla capace di farlo.
È una capacità che Dio le da nella comunicazione dello Spirito Santo. In questa «spirazione» dello Spirito Santo nell’anima con cui Dio la trasforma in sé.
Mi sembra questo che san Paolo volesse dire quando disse: «Poiché siete figli di Dio, Dio mandò nei vostri cuori lo spirito del suo Figlio, che grida: Padre» (Cfr. Gal 4,6). Questo avviene nei beati nell’altra vita, e nei perfetti in questa.
Il Figlio di Dio ci ottenne questo alto stato e ci meritò questo posto elevato di «poter essere figli di Dio», come dice san Giovanni (Gv 1,12); e così lo chiese al Padre dicendo: «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, affinché vedano la luce che mi hai dato» (Gv 17,24) e ancora: «Non prego solo per i presenti, ma anche per quelli che crederanno in me per la loro predicazione: che siano tutti una cosa sola» (Gv 17,20-21).
Non si intende qui che i santi siano una cosa sola in modo essenziale e naturale come lo sono il Padre e il Figlio, ma che lo sono per unione d’amore.
Quindi le anime possiedono per partecipazione gli stessi beni che egli possiede per natura, per cui sono veramente dei per partecipazione, uguali a Dio e compagni suoi. Perciò san Pietro disse: «Ci ha fatto promesse grandi e preziose, affinché per mezzo di esse diventiamo partecipi della natura divina» (2Pt 1,4). Anche ciò si compie perfettamente nell’altra vita, tuttavia in questa, quando si arriva allo stato perfetto, raggiunge un notevole anticipo e assaggio.
O anime create per queste grandezze e per queste chiamate! Che fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni sono miserie. Cercate, invece, di non restate ignoranti e indegni di così grandi beni!
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