Il Vangelo di questa domenica è un gioco di sguardi. Possiamo osservare dove si pone lo sguardo dei vari personaggi, dove è rivolta la loro attenzione.
Lo sguardo degli scribi è rivolto a se stessi, hanno bisogno dell´ammirazione, dei ringraziamenti, dell´approvazione degli altri. Perfino nella preghiera il loro incontro con Dio è disturbato dal bisogno di essere notati e considerati dagli altri come perfetti israeliti. Forse non sono consapevoli della propria dignità davanti a Dio, di quanto Dio li ami così come sono.
La vedova, pur nella sua povertà, non si rinchiude in se stessa, ma getta le sue due monetine nel tesoro del tempio come offerta per i poveri. Non ne tiene una per sé, dona tutto ciò che ha. Forse perché ha molta fiducia in Dio, che, come Padre buono, si prenderà cura di lei e dei suoi bambini. Sa di essere importante agli occhi di Dio, le basta il Suo sguardo d´amore e non ha bisogno di altro.
Mi viene da dire che il vero povero in questo caso è lo scriba, perché è amato da Dio, ma non se ne accorge, e cerca quest’amore negli altri.
Un altro sguardo molto interessante è quello di Gesú, che osserva le due scene e le fa notare ai suoi discepoli. Non vede solo l’azione esterna, non rimane in superficie, ma scruta il cuore, la motivazione che spinge ad agire e loda la vedova per la sua generosità.
Anche noi possiamo farci questa domanda ogni giorno, in ogni azione:
Dove è rivolto ora il mio sguardo? A me stesso, agli altri, a Dio?
E se ci accorgiamo che il nostro sguardo non è rivolto dove vorremmo, possiamo chiedere a Dio la grazia di ri-orientarlo verso di Lui e verso gli altri, di farci sperimentare quanto è grande il suo Amore per noi, per vivere da figli amati, liberi dal giudizio degli altri.
sr Maria Francesca del Buon Pastore
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