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La vita chiede di prendere dei rischi, lasciando la propria zona comfort e passando ad un’altra riva. Questi passaggi potremmo farli da soli, contando solo sulle nostre forze. Oppure possiamo portare con noi un amico e maestro: Gesù. Nelle scelte e nei passaggi della nostra vita, facciamo esperienza di tempi morti, come di grandi sconvolgimenti. La tempesta è il simbolo di ogni evento che ci mette sottosopra, provoca in noi paura, ci sentiamo travolti dagli eventi o da sentimenti e pensieri negativi, che sembrano toglierci la vita dalle mani. Gesù in tutto ciò, dorme. Dorme come bimbo in braccio a sua madre. Si tratta di un atteggiamento di grande vulnerabilità, e al contempo di totale abbandono e fiducia.
Nella nostra preghiera, possiamo dunque permetterci di essere finalmente vulnerabili. Proviamo a riportare nella memoria una situazione difficile, o di agitazione o precarietà. Proviamo a nominare i sentimenti che provoca in noi, a individuare i pensieri ricorrenti. In questa preghiera, abbandoniamoci con fiducia alla custodia di Dio, che è con noi, pronto con la sua Parola a riportare la calma e la pace. Soffermiamoci con gratitudine ad assaporare la pace che ci viene donata dalla presenza del Signore nella nostra vita. La nostra paura si trasformi piano piano in timor di Dio, ovvero in stupore e fiducia perchè Egli è il Signore della nostra vita, e come tale la custodisce. Siamo in buone mani.
sr Marta del Verbo di Dio
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Con il brano di oggi entriamo in quella parte del Vangelo di Marco che è tutta dominata dall’insegnamento in parabole di Gesù, dato attraverso paragoni tratti dalla vita vissuta: racconti concreti che cercano di esprimere qualcosa del mistero di Dio, immagini vive che si imprimono negli occhi, nella mente, nella memoria rinviando a realtà più profonde.

Le due parabole che ascoltiamo oggi hanno un comune sfondo: un campo, un seme, dei seminatori. Immagini della forza di Dio, che è presente nella storia e la trasforma dall’interno, al di là di ogni apparenza e di ogni nostra aspettativa. Il suo disegno si compie, ben al di là della nostra impazienza.

Il seme deve essere coperto dalla terra, avvolto dal buio; deve marcire, disfarsi. Per un lungo periodo il seminatore non vede alcun segnale, ma proprio da lì, a suo tempo, nasce la vita. È la pazienza della fede: accogliere il mistero dell’opera silenziosa di Dio che agisce in ogni cosa. Il seme sprigiona da sé una forza inarrestabile, di fronte alla quale l’agricoltore non può far altro che guardare e rimanere stupito.

E stupisce anche il fatto che Dio agisce attraverso ciò che è semplice, piccolo, banale, apparentemente inutile, facendo fiorire in esso, in modo sorprendente, la sua presenza, la sua potenza. Come ci insegna san Paolo, è nella piccolezza che Dio manifesta la sua forza e la sua grandezza.

Tutta la storia è in cammino verso la pienezza del regno. C’è una forza interna al mondo che è da Dio, non dipende da noi, ed è all’opera in modo spesso misterioso, silenzioso e umile. Il bene cresce, si sviluppa, nonostante le tante resistenze. Dio è all’opera: nella storia del mondo, nella storia dell’umanità intera, nella storia di ogni uomo, nella mia storia. Mi chiede di mettere in atto tutte le energie di natura e di grazia di cui dispongo: Egli dal poco che posso offrire saprà trarre il molto secondo i suoi imperscrutabili disegni.

sr Sara della Trinità

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Il regno che Gesù è venuto ad inaugurare è davvero l’ingresso di un nuovo “mondo” nel nostro mondo, l’instaurarsi di un nuovo modo di giudicare le cose e di creare legame con tutto: con la realtà che si vive, con ciò che si possiede, con gli affetti che si provano. È l’avverarsi di quello sguardo nuovo di cui parla s. Paolo nella seconda lettura, uno sguardo che non si “fissa” sulle cose visibili, che sono «di un momento», cioè hanno una consistenza relativa, ma su quelle invisibili, «eterne», che sono espressione di quella realtà vera, autentica, che è Dio.

Questa grande novità emerge nel Vangelo di oggi a proposito dei rapporti familiari, di parentela, che costituiscono un ambito molto personale della nostra esperienza. Nel brano possiamo notare una contrapposizione tra l’atteggiamento scettico e preoccupato dei parenti di Gesù – «è fuori di sé», dicevano – e l’atteggiamento invece delle persone che stavano attente ad ascoltare Gesù. Questo atteggiamento offre al Signore la possibilità di esprimere in una frase quel nuovo legame di parentela che verrà a crearsi d’ora in poi nel suo nome, un legame non più fondato «sulla carne e sul sangue» bensì sul compiere la volontà di Dio.

È davvero possibile per noi, tra di noi, una nuova familiarità, un’unità così profonda nella quale – come dice s. Paolo nella lettera ai Galati – «non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù». Non apparteniamo più solo a noi stessi, a vincoli di sangue o di interesse, ma innanzitutto apparteniamo a Cristo. È una nuova nascita, una nuova generazione. Il Signore per la sua potenza, la sua grazia, ci libera, ci riscatta. Il rapporto che ci dà di entrare in comunione con Gesù e realizzare con lui un incontro di salvezza è la fede, è l’accoglienza del Signore. Un’adesione che non rimane a livello intellettuale ma raggiunge il cuore, coinvolge cioè tutta la nostra persona e ci porta ad ascoltare la sua parola e a vivere la fraternità nel vincolo dell’amore come figli e figlie di un unico Padre.

sr Sara della Trinità

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Mc5,21-43
Ci sono relazioni o situazioni di vita che sembrano esaurirci, toglierci ogni vitalità, spegnerci. Ci sono atteggiamenti interiori che ci inducono a mendicare la vita fuori, lì dove la vita non può esserci data in pienezza, e questo ci inaridisce in una ricerca sempre inappagata. L’emoraggia dell’energia vitale, della propria capacità d’amare ed essere amati, ci isola. Questa energia vitale e d’amore implode in noi, viene dispersa. L’incontro con Cristo, che qui è graduale e sempre più intimo, ci restituisce la vita. Prima un tocco (dal di dietro della persona di Gesù), poi un contatto diretto con il suo sguardo, il suo volto. Poi l’accoglienza di una parola: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male.”
Ci sono momenti in cui abbiamo la morte dentro. Queste morti non sono senza speranza. Queste morti attendono l’incontro con Cristo, che nuovamente allaccia con noi una relazione: prende la mano, e ci rivolge la parola – “alzati!”. Risorgi, ritorna alla vita, alla vita che io ti dono, perchè io sono la vita, ritorna a me.
La nostra preghiera oggi sia dunque un ritorno a questo rapporto vitale. Restiamo con Lui, in silenzio, riceviamo il suo tocco, il suo sguardo, la sua parola. Lasciamo che questo nostro frequentarci, ci guarisca, ci doni una vita nuova. FrequentiamoLo, rivolgiamo a Lui il pensiero, uno slancio del cuore. Dedichiamo a questo rapporto dei momenti privilegiati di silenzio. E poi, nel frastuono della vita quotidiana, rifugiamoci anche per brevi attimi nel silenzio interiore, per ristorarci in Lui, e attingere la vita.
sr Marta del Verbo di Dio
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Pregare il Vangelo: CORPUS DOMINI

Dio fedele, che nutri il tuo popolo

con amore di Padre,

ravviva in noi il desiderio di te,

fonte inesauribile di ogni bene:

fa’ che sostenuti dal sacramento

del Corpo e Sangue di Cristo,

compiamo il viaggio della nostra vita,

fino ad entrare nella gioia dei santi,

tuoi conviviali alla mensa del regno.

 

Il desiderio di te, fonte inesauribile di ogni bene. È il desiderio che abbiamo nel cuore, la fame che dimora in noi. Tutto ciò a cui l’uomo anela di bello, buono, vero, puro, limpido, ha un nome: Dio.

Ma ancor prima del nostro desiderio di te, Signore, c’è il tuo desiderio di noi. Desiderio di comunione, condivisione di vita. Un desiderio talmente grande che ti sei fatto uomo perché non andassimo perduti, per ritrarci a te; così forte che hai dato la tua vita per noi. L’hai data sulla croce; l’hai data e continui a darla nel tuo corpo e nel tuo sangue. È il cibo che dà a noi la vita piena.

I gesti di Gesù durante l’ultima cena, benedire, spezzare e distribuire il pane – il suo corpo –, benedire e distribuire il vino – il suo sangue – ci parlano della relazione tra Dio e noi. Ci dicono che la relazione che Dio ha nei nostri confronti è dono totale, atto d’amore. Gesù mostra l’infinito amore del Padre, amore senza calcoli, senza riserve, mosso da nessun altro motivo se non quello di amarci, condividere la sua vita, entrare in piena intimità con noi.

È Cristo che offre se stesso, è lui che vuole, che viene a fare la comunione con me, è lui che mi desidera e che mi aspetta. È Dio che si incammina verso di noi, che mi cerca, che entra in me se l’accolgo.

Sostenuti dal sacramento del Corpo e Sangue di Cristo, compiamo il viaggio della nostra vita… Dio in noi, perché diventiamo una cosa sola. Cristo in noi, perché nella nostra umanità possa scorrere la sua vita, perché possiamo vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta lui, cioè come dono d’amore.

sr Sara della Trinità

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Pregare il Vangelo: LA TRINITA’

La liturgia in questa festa della Trinità ci propone l’ultimo brano del Vangelo di Matteo. Gli Undici appena vedono Gesù, si prostrano, perché davanti al Signore Risorto non c’è altro da fare che inginocchiarsi e contemplare la sua grandezza. Loro adorano Gesù sì, ma dentro il cuore e la testa portano tanti dubbi e domande, e infatti Matteo sottolinea: “Essi però dubitarono.” Forse noi possiamo capire bene i discepoli, perché capita anche a noi di dubitare, diffidare … etc.

La cosa importante non è avere o meno dubbi o obiezioni; la cosa fondamentale è: che ne facciamo di questi dubbi, domande, fatiche, perplessità, ragionamenti, crisi …?

Chiediamoci: cosa faccio quando mi rendo conto che sono ingolfato nei miei dubbi? Lascio che mi allontanino dalla preghiera e mi chiudano in me stesso?

Preferisco andare all’incontro con Gesù solamente dopo aver cercato di risolvere da me i mille perché che mi ronzano nella testa?

Oppure vado dal Signore e ogni mio dubbio e crisi diventa un’occasione di intimità nel colloquio con Lui?

La scelta è mia e sono completamente libero di scegliere.

Gli Undici hanno scelto di andare dal Signore con tutti i loro dubbi.

Matteo dice: “Gesù si avvicinò” Proprio così, Gesù davvero è il nostro prossimo, Lui è il nostro alleato. Lui sa davvero farsi vicino a noi specialmente nei momenti difficili e impegnativi, quando non converrebbe neanche stargli vicino. Infatti sta alla porta e bussa, tocca a noi aprirgli e condividere con Lui tutto ciò che portiamo dentro.

Dunque “Gesù si avvicinò”. Colpisce molto che Gesù non li rimprovera né per i loro dubbi quando lo vedono, e nemmeno perché lo hanno lasciato da solo e sono fuggiti. Al contrario sembra quasi che senta compassione verso di loro e per questo si fa vicino e li tranquillizza.

“A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.” Che c’entra ora il potere? Perché quest’autoaffermazione di Gesù?  Forse perché solo Lui, Gesù, con il suo potere, può cambiare uomini fragili, dubbiosi, incerti e insicuri in testimoni ed evangelizzatori. Addirittura li rende missionari, dicendo loro: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.”

È come quasi restituire loro la fiducia persa ricordando che, nonostante dubbi e perplessità, anche loro possono diventare inviati, come Egli è l’Inviato dal Padre. È stato sufficiente non nascondere la propria realtà interiore, ed ecco che il Figlio Gesù li inserisce nel rapporto di amore infinito e misericordioso della Trinità, Lui che ha ogni potere in cielo e sulla terra.

Dunque questi inviati cosa dovrebbero fare? Gesù dice: battezzateli, ovvero immergeteli nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; inseriteli in questa Famiglia Santa che sa amare, abbracciare e accogliere; dite che esiste un amore più grande che va oltre le nostre contraddizioni; annunciate un amore Unico e Trino.

Probabilmente nei discepoli sono scattate resistenze davanti a questa novità/vocazione, come qualche volta capita a ciascuno di noi di fronte ad ogni chiamata nuova da parte del Signore. Quante volte ci lasciamo vincere dalle scuse e dalle giustificazioni, e ci convinciamo che non possiamo assolutamente buttarci in questa nuova missione …  Gesù sa tutto questo, Lui che “scruta la mente e saggia i cuori.”  Promette di essere sempre al loro fianco: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” e noi sappiamo che: “Egli è fedele” (1Gv 1,8) alle sue promesse.

Ecco, il messaggio di questa domenica della Trinità è un invito a tuffarci nell’oceano dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, coltivando uno sguardo contemplativo che sa andare in profondità, rimanendo sempre in comunione intima con Dio, senza spaventarci dei nostri dubbi e infedeltà.

sr Dina della Santa Famiglia

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“L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi”. Questa è la Pentecoste: oggi lo Spirito Santo viene in noi, converte al suo amore le nostre menti, e i nostri cuori divampano interiormente e ardono d’amore. Infatti, “Dio è amore” (1Gv4,8). Questa è la verità che ci viene dischiusa dallo Spirito Santo. Ora possiamo penetrare ogni realtà alla luce dello Spirito: tutto parla di un amore di Dio che è dentro ogni cosa e che guida i passi della nostra vita. Questo dono d’amore vive in noi ed è la nostra verità più profonda. In Lui siamo indissolubilmente uniti a Cristo e partecipiamo della vita di Dio. “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio” (Rm8,14).

“Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”. Cosa significa camminare secondo lo Spirito? Viviamo infatti troppo spesso la frustrazione, raccontata anche da S. Paolo: “c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”.

Luogo privilegiato per addentrarsi nella vita dello Spirito è la preghiera, in cui si accresce la sensibilità interiore per le cose di Dio, e dunque la capacità di vedere e scegliere il bene, lasciando perdere il male. Ma è anzitutto il luogo per arrenderci alla sua azione, che André Louf descrive come un’energia di conversione: entriamo in contatto con la verità di noi stessi davanti a Dio, riceviamo un battesimo di lacrime, lasciamo andare ogni resistenza e facciamo esperienza di una vera rinascita.

Un’altra opera dello Spirito è il mutamento dello sguardo: riconosciamo Cristo nei volti degli altri e nelle situazioni di vita, nonchè in noi stessi. Si acuisce dunque  il nostro sguardo interiore.

Lo Spirito Santo è inoltre la nostra forza. Egli ci dispone al combattimento spirituale, facendoci dono di una virtù a questo fine fondamentale, la pazienza, alimentata da un grande senso di fiducia.

Lo Spirito Santo ci rende testimoni: il Verbo di Dio continua a parlare all’uomo di oggi attraverso la nostra vita. Leggiamo nella prima lettura: “li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio”.

Ci fa uomini e donne di preghiera, in quanto ci spinge nella nostra interiorità, nel cuore, che è l’organo della preghiera.

Possiamo dunque lasciare risuonare in noi le parole del salmo 103: “Benedici il Signore, anima mia, Signore, Dio, tu sei grande! Sono immense, splendenti tutte le tue opere e tutte le creature. Se tu togli il tuo soffio muore ogni cosa e si dissolve nella terra. Il tuo spirito scende: tutto si ricrea e tutto si rinnova”.

sr Marta del Verbo di Dio

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Gesù Risorto ascende al cielo: opera questo distacco perchè possiamo maturare “fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” ed essere così nel mondo, per ogni creatura, un segno della sua presenza, un segno del suo amore. 

Siamo chiamati a vivere per qualcuno. La nostra vita è preziosa, il mondo attende che ci doniamo, perchè donandoci trasmettiamo quella Parola divina che è in noi, e che come ha donato a noi la salvezza, attende di portarla anche a molti altri. Il dono di noi stessi prende forme concrete secondo il dono di Dio che è in noi. Ognuno, secondo la propria chiamata, continua l’opera di benedizione e comunicazione dell’amore di Dio.

Noi ora siamo uniti a Cristo nello Spirito Santo, che ci feconda con il suo amore. “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni”. Dio vive in noi, ed Egli è la nostra forza. La vita dello Spirito in noi ci conforma a Cristo.

L’avventura della vita spirituale consiste nel lasciare spazio alla vita dello Spirito in noi. La sfida sta nel lasciare andare con fiducia e coraggio ogni passione che ci incatena in modo sterile a noi stessi. E’ un esercizio d’amore che ci impegna ogni giorno, ma che è fonte di gioia.

Nella preghiera raccogliamoci dunque in noi stessi e apriamoci a questo dono d’amore di Dio: non mancherà di essere fecondo.

                                                                                                                        suor Marta del Verbo di Dio

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Pregare il Vangelo: GIOIA PIENA

Rimanete nel mio amore”. Il Signore rinnova il suo invito a restare uniti a Lui, che è amore. Ogni volta che ci accorgiamo di perderci in qualsiasi altra cosa che non sia questo amore, ritorniamo a Lui.  In ogni momento ci è possibile tornare e restare in questo rapporto. Ritagliamoci un tempo di silenzio per restare nella consapevolezza di essere amati e in compagnia di chi ci ama.

 “Voi siete miei amici”. Questa dichiarazione può metterci in imbarazzo, se Lui infatti si dichiara nostro amico, noi al contrario lottiamo durante la preghiera, chiedendoci come si fa a stare con il Signore. Ciò non ci deve bloccare. Egli, offrendoci la sua amicizia, apre uno spazio di relazione in cui noi possiamo entrare ed uscire liberamente e in cui possiamo piano piano crescere. Frequentandolo giorno dopo giorno si rompe il ghiaccio, proprio come avviene nei rapporti umani, la conoscenza si fa man mano più approfondita, la relazione più sciolta ed informale. Paure e difese gradualmente cadono e noi penetriamo nel mistero del suo amore assoluto per noi.

Io ho scelto voi”, Gesù continua a rivolgerci parole di un amore personale che esprime stima ed elezione. Questo amore supera ogni amore umano, va oltre le esperienze positive o negative che abbiamo avuto e anzi ci abilita ad amare a nostra volta gli altri, così come siamo amati. Il dono dello Spirito Santo, dono d’amore effuso in abbondanza nei nostri cuori, vive già in noi e ci genera continuamente alla vita divina. La vita di Dio è proprio questa: una relazione d’amore, di dono totale di sè che l’uno fa all’altro. Per questo l’atto d’amare è un atto che testimonia la nostra appartenenza al Dio che ci ha generati: amiamoci dunque gli uni gli altri, è questo il comando del cuore di Dio perchè la gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena.

sr Marta del Verbo di Dio

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Rimanerequesto è il verbo chiave di questa domenica. Ogni volta che ci sembra di evadere, ritorniamo in noi stessi, anche se all’inizio può essere un soggiorno un po’ scomodo. Calmate le varie voci che a volte aggrovigliano e appesantiscono la nostra interiorità, emerge la voce vera di chi ci abita, la voce di Dio che ci ha creati e che dunque è nel nostro DNA, è impressa nelle fibre più profonde di noi stessi: siamo la sua immagine. Rimaniamo in contatto con Lui che è la fonte della nostra vita. Restiamo uniti a Lui.

Lui in me, io in Lui, siamo infatti una cosa sola.

Molliamo la presa, abbandoniamoci in un atteggiamento di apertura e ricezione del suo amore. Ritorniamo a Lui come nostra dimora abituale. Quando i nostri pensieri ci portano “fuori”, torniamo al pensiero di Dio. Quando la forza delle emozioni sembra travolgerci, lasciamo che passi come un’onda del mare e contempliamo la pace che porta la sua presenza in noi. Quando la memoria ci porta al nostro passato o ci fa fuggire continuamente nel futuro, torniamo a Lui, al suo presente di grazia: proprio ora Egli bussa alla porta del nostro cuore e desidera rimanere con noi. Rimaniamo anche noi con Lui, restiamo nel suo amore.
sr Marta del Verbo di Dio
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