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Molto prima della Dichiarazione dei Diritti Universali del Bambino (1959), in Brasile esisteva già una giornata speciale dedicata ai bambini. Fissata il 12 ottobre, fin dal 1924. Quindi, cento anni fa.

Doveva essere una giornata di particolare riflessione sulla cura e protezione dei bambini.

Per più di vent’anni questo evento non si è concretizzato finchè alcuni impreditori presero l’iniziativa di fare una grande pubblicità e lanciare nel commercio numerosi prodotti di interesse per i bambini: giocattoli, prodotti per l’igiene, vestiti, attrazioni, insomma tutto ciò che avrebbe potuto aumentare il commercio. Allo stesso tempo, le scuole e le chiese cominciarono a includere nei loro calendari momenti di riflessione per portare uno sguardo più umanitario verso questi piccoli tanto amati da Gesù. Eccoci allora qui a festeggiare con i bambini per far loro capire quanto sono amati da noi, ma prima di tutto da Dio. Quest’anno abbiamo toccato con mano questo amore, perché ogni dettaglio della Festa che abbiamo organizzato per i Gruppi dei nostri bambini e adolescenti ha avuto come protagonista la Divina Provvidenza. Essa è arrivata prima ancora che potessimo sognare di realizzare un evento come questo. Doveva essere solo un pomeriggio di svago per i nostri bambini, ma… Gesù, che li ama più di ogni altra cosa, ha fatto arrivare a casa nostra una donazione da parte di qualcuno che non conoscevamo nemmeno consistente in giocattoli, nuovissimi e già confezionati, pronti da consegnare, tanto per i ragazzi quanto per le ragazze. Qualcun altro ha avuto l’idea di mandare inoltre un clown per animare la festa e un enorme trampolino che ha portato gioia ai bambini. Ci rimaneva solo da preparare lo spuntino…ma Gesù non si lascia vincere in cortesia, diceva la Bettina. Al momento di pagare il rinfresco ci è arrivata tra le mani un’offerta. Il giorno della festa suor Lucinara ha dovuto assentarsi per motivi familiari, ma Dio Provvidente non ci lasciò nei guai. Tanti volontari si sono presentati per aiutarci e fotografare l’evento. È stato tutto meraviglioso, una vera Festa della Provvidenza. Grazie Signore per tutto. E Grazie a tanti cuori generosi che si sono presentati per fare la Festa ai Bambini, e ci hanno fatto comprendere quanto Dio li ama.

sr Nilma di Gesù

 

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Collège N.D. du Mont Carmel

des Srs Carmélites de Ste Thérèse

Fanar-

مدرسة سيدة جبل الكرمل

للراهبات الكرمليات للقديسة تريزاي

الفنار

 

Libano – Fanar, novembre 2024

 

“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt 25,40)

 

Carissimi amici,

Vi scriviamo per condividere con voi la situazione della nostra missione in Libano.

La scuola Notre Dame du Mont Carmel, sorta nel 1963, appartiene alla congregazione delle Suore Carmelitane di S. Teresa di Firenze. È situata sulla collina di Fanar, che significa Faro, prospiciente al mare, alla periferia di Beirut.

In effetti la nostra missione in Libano risale al 1904, quando la fondatrice Beata Teresa Maria della Croce ha inviato le prime tre suore missionarie a Kobayat, in risposta alla richiesta dei Padri Carmelitani che si trovavano già in Libano.

Fanar ha vissuto momenti molto forti e difficili durante le guerre civili protrattesi dal 1975 al 1990: un lungo periodo che ha visto le suore del tempo accanto agli umili e ai piccoli, testimoni di pace e di unità.

Ancora oggi purtroppo il Libano subisce il dolore della guerra iniziata lo scorso ottobre 2023; è un altro flagello che si aggiunge a quelli del Covid, l’esplosione del porto, la crisi economica e politica… Il popolo vive l’angoscia e l’incertezza per il domani.

Nella nostra scuola si trovano tutti i cicli scolastici, dalla materna fino alle maturità. I ragazzi entrano a far parte della famiglia carmelitana a 3 anni e terminano a 18. Attualmente accompagnamo circa 1300 allievi, per la massima parte cristiani, ma anche musulmani. Ultimamente, abbiamo anche accolto poche famiglie rifugiati.

Il vostro contributo è di aiuto alle famiglie che si trovano in difficoltà economica e di sostegno per la nostra missione, affinché possiamo continuare ad essere presenti e vicine ai più poveri e ai più piccoli sia nell’ambito educativo sia nella pastorale della chiesa locale.

Uniamoci nella preghiera per la pace e per un’alba nuova per il Libano e il Medio Oriente.

Grazie per tutto quello che farete per noi.

Vi salutiamo cordialmente,

Le suore carmelitane in Libano

 

 

Per eventuale aiuto IBAN:

IT56 H030 6909 6061 0000 0018 364

Istituto suore Carmelitane di Santa Teresa di Firenze Intesa Sanpaolo

 

Tel et Fax : 01-681301/2/3           E-mail : contact@ndmc.edu.lb                                                           http : www.ndmc.edu.lb

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Venezia 6 novembre 2024: “Mare e cielo di pace” è il Progetto Educativo Internazionale promosso da Nadia de Lazzari e dall’associazione Venezia pesce di Pace,  per promuovere la sostenibilità in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ha riunito 1000 bambini per promuovere la pace tramite un simbolico ponte di carta colorato che ha dato vita ad un libro. Tale progetto ha coinvolto diverse scuole da quattro paesi diversi, tra cui la nostra scuola “Collège Notre Dame du Mont Carmel” di Fanar, in Libano.

Si tratta di un modo di educare alla Pace attraverso il disegno e i colori. I bambini, della stessa età ma di diversi paesi (Italia, Libano, Turchia e Grecia), hanno realizzato dei disegni sul tema, in una sorte di rete di amicizia e collaborazione che supera ogni distanza.

Ho avuto l’opportunità di parlare, rispondendo alla domanda di un ragazzo di quinta, a nome dei ragazzi di Fanar per ringraziare quelli di Venezia per la loro vicinanza ai coetanei libanesi, donando loro la speranza di un futuro migliore.
Che il Signore, Principe della pace, guidi i cuori dei grandi e dei piccoli verso una pace profonda e duratura.

Suor Nour di Dio Padre

 

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Nel 1907 Carolina Tozzi, insieme a due altre giovani compagne, iniziò la Piccola Casa San Giuda Taddeo, un’ opera caritativa in favore di ragazze orfane e bisognose.  Non aveva  altra ricchezza o appoggio che la sua devozione fervente a San Giuda Taddeo…

Oggi la nostra comunità di Roma continua quest’ opera con l’accoglienza delle ragazze minori in tutela.

Nel giorno della ricorrenza di San Giuda, in parrocchia e in comunità è stata dunque una grande festa, un’occasione per ringraziare la provvidenza che sostiene questa casa, e per tessere fraternità con amici, fedeli e sostenitori.

Ecco alcune foto della S. Messa e dei festeggiamenti avvenuti il 28 ottobre, solennità di S. Giuda Taddeo apostolo. Egli fu uno della famiglia stretta di Gesù, nel Vangelo viene nominato come uno dei cugini se non addirittura fratello.Il nome Taddeo, o in alternativa Lebbeo, lo distingue da un altro Giuda tristemente famoso: Giuda Iscariota il traditore. Taddeo invece viene dall’aramaico “taddajja”, che significa petto, mentre Lebbeo viene dalla parola “libba”, cuore. Quindi il significato del nome di questo Apostolo è in ogni caso “uomo dal grande cuore”. Lo era e lo è tuttora, egli infatti è conosciuto per elargire grazie soprattutto ai “casi disperati”, come segno tangibile del cuore di Dio che non lascia inascoltato alcun nostro gemito o desiderio.

Nella nostra piccola Casa di San Giuda lo spirito di carità del nostro patrono si traduce in primo luogo in amore, educazione e attenzione per ciascuna delle sue piccole ospiti.

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Sembra un inverno eterno, con tanto freddo e neve, forse un mondo congelato, o un po’ stregato!

Se c’è il male, lo vinceremo insieme,

sotto il ghiaccio, la vita c’è!

Ma un leone forte e fiero, nel regno avanza e danza:

la speranza si fa strada, il male fugge! 

Nel Centro Pastorale Donegani di Massa Marittima si è dato il via quest’anno al centro estivo parrocchiale rivolto ad elementari e  medie. Il filo conduttore veniva dall’opera di C. S. Lewis “Le cronache di Narnia – Il leone, la strega e l’armadio”.

Ciò che è nato dalla fantasia di Lewis non è altro che una riproduzione in chiave fiabesca della storia più bella del mondo: la storia biblica, che è poi la lettura più vera e più profonda del rapporto tra Dio e l’umanità. In forza di questo rapporto, l’esperienza di ognuno diventa una storia sacra. È la proposta di un Dio che, proprio perché ama, abbandona la sua potenza e offre la propria vita perché la primavera ritorni nel mondo.

La nostra comunità di Massa Marittima è inserita nella comunità del seminario, in un clima di fraternità e collaborazione. La fraternità allargata è proprio il segno più evidente di questa realtà, infatti siamo felici di aver iniziato anche un’esperienza intercongregazionale con le Suore Minime del Sacro Cuore per l’animazione pastorale nell’Isola d’Elba.

 

 

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18 novembre 2023: solo a pensare a quel giorno, il mio cuore trabocca di gratitudine e gioia: era il giorno della mia professione perpetua, il giorno del mio sì per sempre al Signore, mio Sposo.

Prima della celebrazione, avvenuta nella nostra Cattedrale in Egitto, mi rendevo conto che tutto in me era particolarmente connesso con il Signore, stavo alla Sua Presenza mentre mi preparavo. Ero molto felice e parlavo con Lui continuamente. È stata questa la Grazia più grande, che mi ha reso molto serena e mi ha dato pace interiore. Non posso negare, né dimenticare che anche lungo il cammino di preparazione, ho ricevuto sempre “Grazia su Grazia” ad ogni passo; pertanto, la gratitudine mi ha fatto gustare ogni particolare di questo giorno e mi ha aiutato a viverlo in pienezza: la grande gioia della vocazione, le tante emozioni che si intrecciavano tra loro, la folla di pensieri che ronzava nella mia testa … e che dire? Sono profondamente grata e riconoscente per il dono di Dio: “tutto quello che è in me, benedica il suo santo nome.” (Sal 103)

Pochi minuti prima della celebrazione sono scappata in cappella e mi sono fermata a guardare sorridente il tabernacolo ripetendo la frase che avevo scelta come risposta all’appello dalla madre durante la Messa: “Eccomi, sono tutta tua. Nata per te, vivo per benedirti in ogni tempo.” Ogni parola dice tanto del mio vissuto e del mio cammino lungo il tempo di formazione.

Eccomi: è la parola di Maria, Madre di Gesù e modello della vita consacrata, alla quale guardo con molta stima. Desidero imitarne la docilità nel realizzare e incarnare la Volontà di Dio nella mia vita.

Sono tutta tua: è un modo per esprimere il mio abbandono totale al Signore, la mia disponibilità ad accogliere tutto e la prontezza nel mettermi completamente a sua disposizione. Volevo dirgli che tutto ciò che sono e possiedo, lo restituisco a Lui, perché faccia ciò che vuole con molta libertà.

Nata per te: io credo e sono convinta di essere nata per diventare sposa di Cristo seguendo la spiritualità carmelitana, di cui sono molto innamorata.

Vivo per benedirti in ogni tempo: qui è racchiuso tutto il mio desiderio. Ho voluto aggiungerlo, anche se ha allungato la frase, proprio perché sono parole molto importanti e preziose. Non solo sono parole che mi hanno accompagnato nei giorni più difficili della mia vita, ma sono state per me come il respiro che mi dava vita e speranza, erano la preghiera del cuore che mi univa al Signore. Infatti il desiderio più profondo che mi abita è di continuare a benedirlo e ringraziarlo in OGNI tempo e per sempre. Non voglio smettere mai di lodarlo e di amarlo, sia nelle circostanze facili, che in quelle difficili e in quelle che sembrano impossibili da affrontare. Questo significa che il mio amore per il Signore non dipende dalla mia condizione di vita, né dalle circostanze. Io amo il Signore perché Lui mi ha amato per primo e merita il mio amore. Dunque non mi importa se fuori “piove ed è grigio”, perché dentro di me c’è il Sole che scalda il mio cuore.

Sono molto consapevole della mia debolezza e delle mille volte al giorno in cui tradisco questa mia promessa di amarlo, ma conto sempre sulla Sua fedeltà perché “La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte, né la freccia che vola di giorno.” (Sal 90) Perciò nessuna notte, né il buio, mi fanno paura e neanche la mia fragilità mi spaventa perché: “Il Signore completerà per me l’opera sua” (Sal 137). Sono fiduciosa e abbandonata nelle sue mani perché “Tutto concorre al bene” (Rom 8,28).

Ho gustato ogni parola e ogni gesto della Celebrazione, che è stata un momento intenso di preghiera. Le parole non bastano per spiegare quanta grazia e benedizione ho ricevuto in quel momento.

“Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo” (Sal 115): davvero il Signore è stato, è e sarà molto generoso con me. Io non ho altro da fare che cercare di amarlo con tutto il cuore in modo casto, obbediente e povero, custodendo sempre il mio rapporto personale e intimo con Lui. Prego perché altre anime possono toccare questa felicità e sperimentare l’amore grande con cui ci ama il Padre, che ha dato suo Figlio in riscatto per tutti. Voglio dire che vale la pena seguire Gesù in questo modo esclusivo che è la vita consacrata!

Sr Dina della Santa Famiglia

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“Radici di Amore” è stato il tema del campo famiglie di Azione Cattolica della diocesi di Treviso che si è svolto per una settimana a Caviola di Falcade BL – Casa Giovanni XXIII. È stata un’ esperienza nuova, ricca e preziosa. Sono proprio grata di aver partecipato a questo campo, porto nel cuore ogni volto e ogni condivisione. Sicuramente niente viene per caso, perché tutto è grazia ed io ho vissuto un tempo di grazia su grazia. Iniziavo la giornata con la preghiera con i bambini delle scuole elementari e medie, preghiera molto semplice ma piena della presenza di Dio. Mi emozionava ascoltare le loro condivisioni e commenti, sono proprio bravi. Poi andavo con i 3 ragazzi della scuola superiore: oltre alla semplice preghiera di inizio giornata ci fermavamo a chiacchierare e parlare partendo dal brano della parola di Dio che si leggeva durante la preghiera mattutina. Porto nel cuore ogni loro condivisione e soprattutto custodisco nella mia preghiera ogni difficoltà e paura che mi hanno consegnato. Invece con i genitori abbiamo avuto la possibilità di condividere la bellezza e le difficoltà della vita matrimoniale verso la santità, è stato un viaggio di crescita attraverso la figliolanza e la genitorialità. Ascoltare le loro condivisioni sincere e profonde era molto commovente, vederli lavorare in coppie e poi in gruppo era solo da contemplare. La loro consapevolezza che prima di essere genitori, sono figli e lo saranno per sempre, era da ammirare. Ho un cuore traboccante di gratitudine per questa esperienza indimenticabile; è stata un’occasione di arricchimento e ho avuto modo di ringraziare il Signore per i miei genitori e la mia famiglia di origine e soprattutto di pregare per tutte le coppie e le famiglie che conosco affinché seguano l’esempio della Santa Famiglia e arrivino a realizzare il sogno di Dio sui loro figli per discernere la via per arrivare alla Santità.

Sr Dina della Santa Famiglia

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Penso che Dio abbia inventato noi persone consacrate, come tutti gli altri credenti, per portare la luce del Vangelo a modo nostro nei diversi tempi, culture, luoghi, situazioni in cui viviamo: per essere infine quella stessa luce. Siamo qui per mostrare che la ricerca di Dio è assolutamente essenziale e che questa ricerca dà un centro a tutte le altre “ricerche”: il bisogno e il desiderio di Dio è come un centro di gravità, senza il quale ci disintegreremmo e ci frantumeremmo in un universo di desideri, bisogni, pensieri, emozioni…

Ma per certi versi nei nostri conventi non siamo diversi da qualsiasi altro credente – in fondo, vogliamo tutti seguire Cristo. Abbiamo tutti bisogno di abbandonarci alla corrente d’amore che ci anima, ci attraversa e continua ad animare il mondo in cui Dio ci ha posto. Non siamo molto diversi nelle nostre relazioni interpersonali: viviamo i nostri drammi individuali e sociali e spesso non sappiamo affatto vivere insieme come vorremmo, ci feriamo a vicenda, deludiamo le nostre aspettative e quelle degli altri, sappiamo esattamente cosa dovremmo fare ma non lo facciamo… Siamo fragili e miserabili come qualsiasi altro essere umano, nonostante i nostri voti di castità, povertà, obbedienza… o qualsiasi cosa abbiamo scritto nei nostri ordini religiosi. Il più delle volte non siamo migliori delle altre persone, umanamente parlando. Vivere in una comunità religiosa a volte può essere, se non un inferno, almeno un purgatorio.

Allora in cosa siamo diversi? A differenza di chi ha pronunciato i propri voti di vita all’interno di un’intensa vita familiare o si è dedicato al lavoro per gli altri, noi religiosi nei nostri conventi non abbiamo assolutamente alcun alibi per non lavorare su noi stessi, interiormente. Ciò significa decidere davvero, ogni giorno, con serietà, di consegnare al Signore tutte le nostre fragilità, tutto di noi stessi, senza smettere al contempo di credere che tutto ciò che gli consegniamo sarà da Lui trasformato per santificare il suo nome in noi, affinché grazie al nostro abbandono Dio diventi davvero sempre più chiaramente presente al mondo attraverso tutto il dolore e la gioia, attraverso ogni desiderio, pensiero, gesto e azione che viviamo e gli offriamo.

Dai primi secoli a oggi è vero che le persone consacrate ci sono per Dio e per gli altri: ma forse in modo diverso da come pensiamo. Consacrare la propria vita a Dio significa principalmente permettere allo Spirito di Dio di operare con me, di “disturbarmi” costantemente. Significa accettare di lasciare che lo Spirito mi conduca continuamente a uscire dalle mie certezze. Significa consentirgli di guarirmi affrontando il mio passato, le mie cadute, le mie paure, le mie tensioni interiori e integrandole nell’insieme della vita, affinché Dio, a cui nulla rimane nascosto, possa finalmente risplendere. Dargli tutto significa, a volte, raccogliere tutto il mio coraggio e lanciarmi proprio nell’epicentro di ciò che temo di più. Essere religiosi, oggi, significa accogliere la chiamata alla lotta spirituale, non tirarsi indietro e persistere in essa con la speranza che tutto vada bene. Siamo nelle mani di Dio.

La nostra lotta avviene nella consacrazione a te, Dio. Tutto ciò che è mio è anche tuo: tu mi porti, mi guarisci, mi fortifichi, mi resusciti dove è necessario. Ciò che è tuo è mio: sei la mia forza, il mio sostegno, il mio conforto.

Stiamo attraversando questa lotta spirituale per tutti, affinché tu abbia sempre più spazio nel mondo, in ognuno di noi, affinché possiamo vivere del tuo amore e nel tuo amore: questo è anche il modo in cui siamo qui per gli altri . Vivere in modo tale che Dio sia soddisfatto di noi e che la nostra gioia sia piena.

Amato Dio, uno e trino, tu ami tutto ciò che hai creato, a tutti dai la vita e tutto benedici: completa dunque l’opera di consacrazione che hai iniziato in ciascuno di noi. Fa’ che possiamo irradiare la tua vita divina con le nostre vite e diventare ciò che dovremmo essere, possa il mondo intero con noi crescere sempre più profondamente nel tuo amore, giorno dopo giorno.

Denisa Červenková

intervista apparsa su https://www.vaticannews.va/cs/

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La vita consacrata è bella. È bello appartenere a Cristo. Ed è bello appartenergli in una famiglia religiosa. Con cuore pieno di pace e riconoscenza, ho dunque rinnovato i voti religiosi, questa volta, per sempre. Ammetto che ci vuole audacia per compiere una scelta per sempre, che mi sono dovuta sbilanciare verso un terreno insicuro, non conosciuto, che mi faceva paura. Perché nessuno sa, cosa sarà. La leva su cui ho fatto forza per compiere questo salto, è stata una rilettura del percorso fatto fino a questo momento. Un cammino, nel mio caso, fatto sicuramente di determinazione e tenacia. Ma ero arrivata ad un punto in cui tutta la buona volontà non mi era sufficiente per proseguire. È stato il momento della crisi. Quel punto in cui tocchi il fondo e arrivi all’essenziale, e come si dice, o la va o la spacca. Allora percepivo quel tempo come un grosso buco nero. Ora lo considero come una svolta, una benedizione. È stato il momento favorevole per entrare finalmente in contatto con me stessa, con le mie zone d’ombra e di luce. Quel momento che ha attivato un lavoro interiore, di consapevolezza, guarigione, accoglienza, con tutta la sua componente di fatica e dolore, ma non solo. Il Signore sembrava rimettere insieme i pezzi della mia interiorità un po’ spaccata, che poi rendeva difficili anche le mie relazioni. Parlo di momento, ma forse sarebbe più corretto parlare di un processo che era maturato al suo culmine. E il tempo della mia più grande fragilità, si è rivelato quello della più grande forza, che ora sostiene la mia scelta, per cui ora posso andare incontro al mio futuro con serena fiducia.

La chiave mi sembra proprio questa: entrare, finalmente entrare in questo spazio interiore, seppure confuso o dolorante. Concedermi il tempo per restarci, per prenderne contatto, per lasciare che il Signore vi posi il suo sguardo e la sua azione amorevole. Questo rapporto così personale con il Signore e me stessa, è stata la grande chiave per una progressiva riconciliazione, che si rinnova di giorno in giorno. Convertire lo sguardo interiore, lasciando spazio a quello di Dio, ha poi convertito anche il mio sguardo sugli altri e sulla realtà che vivo. Questo è ora il mio più grande punto di forza. So che se in futuro mi troverò in momenti di aridità, difficoltà o conflitto, questo spazio interiore e questo rapporto intimo con il Signore sarà il luogo dove attingere perdono, riconciliazione, speranza, forza, capacità di amare.

Ma non è finita qui: a guidarmi, accompagnarmi e sostenermi in questo cammino sono state numerose persone che il Signore mi ha posto accanto. Il mio cuore è pieno di riconoscenza

per loro. Suore, sacerdoti, amici, compagni di studio, persone in ricerca, assetate di Dio. So che la Chiesa è l’altro grande punto di forza. La comunità, la fraternità, ovvero tutti quei rapporti personali che il Signore mi dà la grazia di intrecciare e con cui posso crescere insieme.

Preghiera e fraternità, i due pilastri che mi sostengono, e di cui il Signore mi chiede a mia volta di prendermi cura: curare il rapporto con Dio, dedicandogli tempo e il silenzio necessario per il nostro incontro, e curare i rapporti, per costruire la Chiesa.

La vita consacrata è bella. La vita in compagnia del Signore e dei fratelli e sorelle è davvero bella. Dunque, “Eccomi, Signore, si compia in me la tua Parola”. E ancora, citando la Seconda Lettera ai Corinzi: “se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione”. (2Cor5,17-18)                                                                             Sr Marta del Verbo di Dio

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Ho cantato con Maria il Magnificat nel giorno della professione perpetua, quando ho annunciato il mio Sì per sempre al Signore, a questo amore che mi ha spinto ad andare sempre avanti, a non lasciarlo mai, ed a proseguire il mio cammino fino ad arrivare a questo giorno indimenticabile.

Davvero grandi cose ha fatto in me il Signore! Con gratitudine faccio memoria del mio incontro con Gesù, mio Maestro: anche se frequentavo la chiesa, ero catechista (anche … brava, mi dicevano), non lasciavo a Dio lo spazio per entrare in profondità dentro di me, e non avevo la capacità di ascoltarlo e lasciarlo parlare, perché nella preghiera e nei miei impegni, ero sempre io a parlare.

È arrivato il giorno opportuno, però: una delle suore presenti a Dronka in quel periodo ci ha proposto di fare sosta con il Signore, cioè di stare in silenzio davanti a Gesù Eucaristia, per mezz’ora; sono passati i primi dieci minuti e ogni tanto guardavo l’orologio, il tempo non passava mai, e mi sembrava che fosse passata più di mezz’ora, e dicevo ame stessa: che noia!

Da quel giorno, ripetendo questa esperienza, ho iniziato a capire che è davvero necessario lasciare spazio a Dio che parla, soprattutto quando facciamo l’adorazione eucaristica, di fronte alla sua Presenza viva.

E così, ho incominciato a cercare ogni tanto tempo per andare a pregare, per stare con Gesù, perché ho gustato la bellezza, la pace dello stare con Lui; è diventato il mio amico, al quale raccontavo tutto (e con cui anche ogni tanto mi arrabbiavo!).

Ringrazio la mia famiglia perché mi ha insegnato e abituato fin da piccola a frequentare la chiesa, ad andare per qualche giorno agli esercizi spirituali, a trovare qualche momento di preghiera personale, e anche ringrazio, per questo, la comunità parrocchiale.

Dopo un po’ di tempo di esperienza intima con Dio che, come dice santa Teresa, consiste nello “stare con chi sappiamo che ci ama”,  ho scoperto che il cammino della preghiera non è sempre semplice, perché comporta anche una lotta con le tante voci che abbiamo dentro di me; Pian piano, ha iniziato a risuonare spesso in me questa frase: “Mariam, Tu mi appartieni”; il mio padre spirituale mi ha aiutato tanto a distinguere la voce di Dio in mezzo alle altre voci, e a dialogare con la mia famiglia di quello che sentivo, e alla fine ho risposto: “Signore, sono tutta tua!”.

Durante il lungo cammino che mi ha portato ad essere sposa di Cristo, ho toccato sempre la presenza del Signore: da quando ho lasciato l’Egitto fino dal giorno della professione perpetua, cioè il giorno del mio matrimonio spirituale, ho vissuto una gioia che riempie il cuore, perché ero consapevole che, con i miei limiti le mie fragilità, non ce l’avrei mai fatta senza la Grazia del Signore.

Quel giorno, attorno a me era tutta la mia famiglia, e soprattutto il mio papà che mi guardava dal cielo e faceva festa lì, e la mia famiglia religiosa, e amici e colleghi di lavoro… E poi, un altro dono grandissimo: la professione è stata presieduta dal nostro vescovo Daniele, il mio padre spirituale, proprio lui che aveva accompagnato dalla nascita la mia vocazione.

Ringrazio il Signore per questo dono speciale, e desidero con il suo aiuto di essere sposa fedele e perseverante nel rispondere all’amore infinito dello Sposo, e di fissare lo sguardo su di lui, il centro della mia vita.

Sr Mariam di Gesù Maestro

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