Vuoi guarire? (2)

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Vuoi guarire? (2)

L’evangelista Marco racconta un bellissimo episodio (Mc 2,1-12): Gesù si trova in una casa. La folla è numerosa, non c’è più uno spazio libero, nemmeno sulla porta. Sicuramente tutti hanno validi motivi per cui non cedere il proprio posto. Fuori, però, c’è un uomo che soffre, un paralitico che non riesce ad entrare per presentarsi davanti a Gesù.

La cosa che colpisce molto è che questo paralitico in tutto lepisodio narrato non parla, non chiede, non si lamenta, non prega, non dialoga con Gesù, né prima della guarigione, né dopo, e nemmeno fa la sua professione di fede come altri malati-guariti da Gesù. Eppure è lui il fulcro di tutta la narrazione. È il centro dellattenzione degli amici. È il centro del gesto di perdono di Gesù.

Sant’ Isacco di Ninive dice: “La maggior parte degli uomini che sono malati sostengono di essere sani”. Ma quest’uomo – credo – non è così, non si illude di una falsa salute, anzi è molto consapevole della propria malattia e del bisogno di guarigione. La sua paralisi sembra grave e molto profonda, tuttavia è in grado almeno di lasciarsi portare dagli altri. La sua grandezza rimane nel non porre ostacoli né resistenza davanti alla speranza di una guarigione. E’ molto docile e sembra voglia bussare a tutte le porte finché non trovi la guarigione.

Questo suo atteggiamento non è facile, né scontato; ci vuole tanta umiltà e mitezza per lasciarsi portare dagli altri, cioè per lasciarsi amare e farsi servire. Spesso il nostro orgoglio ci mette in tentazione: che hanno gli altri più di me per potermi portare da Gesù? Oppure poniamo, senza chiari motivi, delle resistenze che ci impediscono di essere sostenuti e aiutati. Tutti proviamo quanto costa sentirci bisognosi di qualcosa e soprattutto di qualcuno; ma questo paralitico non si è lasciato vincere da simili tentazioni: ha vinto il delirio dellautosufficienza e ha superato lillusione dellonnipotenza; chissà se non è stato proprio lui ad insistere chiedendo a questi quattro uomini di essere portato da Gesù!

Levangelista Marco dice: Vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati».” Ho sempre legato il pronome loro” a questi quattro uomini che portano il paralitico, ammirando la loro fede che evidentemente è molto grande, perché non si lasciano scoraggiare e trovano un ingegnoso modo per superare lostacolo ed arrivare a Gesù. Ma possiamo pensare che in questo pronome, c’è anche il paralitico. Nella loro” fede è inclusa anche la sua fede. Forse è una fede molto semplice, ma espressa con molta fiducia e pieno abbandono, senza obiezione né lamentela.

Mi piace pensare che Gesù guardi questo uomo con tenerezza e compassione apprezzando non solo la fede di questi quattro uomini coraggiosi e geniali, ma anche il granello di fede che il paralitico porta nel nascondiglio del proprio cuore. Gesù certamente comprende molto bene la ricerca di una guarigione fisica, ma come sempre va al di là e, rivolgendosi al paralitico, lo chiama “figlio”; è commovente immaginare un uomo che sente il peso della propria paralisi e di chissà quanti blocchi e paure, sentimenti di rifiuto, di giudizio, di condanna …  Gesù con la parola “figlio” gli trasmette un amore incondizionato, un’accettazione totale a prescindere dal suo stato fisico, che bellezza!

E non si ferma qui, gli annuncia che tutti i suoi peccati sono stati perdonati, che notizia liberante! Così Gesù gli regala un nuovo inizio, una base dalla quale ripartire.

Riusciamo a comprendere la grande gioia dei quattro uomini che lo avevano portato, infatti hanno guadagnato non solo un amico guarito nel fisico, ma anche risanato e liberato interiormente. Egli ora può testimoniare il suo incontro con Cristo.

Ma possiamo anche immaginare la felicità e la gratitudine dell’uomo: una felicità e una gratitudine che gli resteranno per tutta la vita.

Avviciniamoci al Signore con fiducia e abbandono, sicuri che Egli è fedele e compassionevole e non ci lascia mai! Consegniamo a Lui ogni nostra paralisi, evitando ogni tipo di chiusura o autosufficienza.

Come questo paralitico apriamoci ad ogni mezzo o strada che ci porta a Gesù senza rassegnazioni, ma docili all’opera dello Spirito Santo.

 

Sr Dina della Santa Famiglia

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