Ho cantato con Maria il Magnificat nel giorno della professione perpetua, quando ho annunciato il mio Sì per sempre al Signore, a questo amore che mi ha spinto ad andare sempre avanti, a non lasciarlo mai, ed a proseguire il mio cammino fino ad arrivare a questo giorno indimenticabile.

Davvero grandi cose ha fatto in me il Signore! Con gratitudine faccio memoria del mio incontro con Gesù, mio Maestro: anche se frequentavo la chiesa, ero catechista (anche … brava, mi dicevano), non lasciavo a Dio lo spazio per entrare in profondità dentro di me, e non avevo la capacità di ascoltarlo e lasciarlo parlare, perché nella preghiera e nei miei impegni, ero sempre io a parlare.

È arrivato il giorno opportuno, però: una delle suore presenti a Dronka in quel periodo ci ha proposto di fare sosta con il Signore, cioè di stare in silenzio davanti a Gesù Eucaristia, per mezz’ora; sono passati i primi dieci minuti e ogni tanto guardavo l’orologio, il tempo non passava mai, e mi sembrava che fosse passata più di mezz’ora, e dicevo ame stessa: che noia!

Da quel giorno, ripetendo questa esperienza, ho iniziato a capire che è davvero necessario lasciare spazio a Dio che parla, soprattutto quando facciamo l’adorazione eucaristica, di fronte alla sua Presenza viva.

E così, ho incominciato a cercare ogni tanto tempo per andare a pregare, per stare con Gesù, perché ho gustato la bellezza, la pace dello stare con Lui; è diventato il mio amico, al quale raccontavo tutto (e con cui anche ogni tanto mi arrabbiavo!).

Ringrazio la mia famiglia perché mi ha insegnato e abituato fin da piccola a frequentare la chiesa, ad andare per qualche giorno agli esercizi spirituali, a trovare qualche momento di preghiera personale, e anche ringrazio, per questo, la comunità parrocchiale.

Dopo un po’ di tempo di esperienza intima con Dio che, come dice santa Teresa, consiste nello “stare con chi sappiamo che ci ama”,  ho scoperto che il cammino della preghiera non è sempre semplice, perché comporta anche una lotta con le tante voci che abbiamo dentro di me; Pian piano, ha iniziato a risuonare spesso in me questa frase: “Mariam, Tu mi appartieni”; il mio padre spirituale mi ha aiutato tanto a distinguere la voce di Dio in mezzo alle altre voci, e a dialogare con la mia famiglia di quello che sentivo, e alla fine ho risposto: “Signore, sono tutta tua!”.

Durante il lungo cammino che mi ha portato ad essere sposa di Cristo, ho toccato sempre la presenza del Signore: da quando ho lasciato l’Egitto fino dal giorno della professione perpetua, cioè il giorno del mio matrimonio spirituale, ho vissuto una gioia che riempie il cuore, perché ero consapevole che, con i miei limiti le mie fragilità, non ce l’avrei mai fatta senza la Grazia del Signore.

Quel giorno, attorno a me era tutta la mia famiglia, e soprattutto il mio papà che mi guardava dal cielo e faceva festa lì, e la mia famiglia religiosa, e amici e colleghi di lavoro… E poi, un altro dono grandissimo: la professione è stata presieduta dal nostro vescovo Daniele, il mio padre spirituale, proprio lui che aveva accompagnato dalla nascita la mia vocazione.

Ringrazio il Signore per questo dono speciale, e desidero con il suo aiuto di essere sposa fedele e perseverante nel rispondere all’amore infinito dello Sposo, e di fissare lo sguardo su di lui, il centro della mia vita.

Sr Mariam di Gesù Maestro

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