Luglio 2024

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La vita consacrata è bella. È bello appartenere a Cristo. Ed è bello appartenergli in una famiglia religiosa. Con cuore pieno di pace e riconoscenza, ho dunque rinnovato i voti religiosi, questa volta, per sempre. Ammetto che ci vuole audacia per compiere una scelta per sempre, che mi sono dovuta sbilanciare verso un terreno insicuro, non conosciuto, che mi faceva paura. Perché nessuno sa, cosa sarà. La leva su cui ho fatto forza per compiere questo salto, è stata una rilettura del percorso fatto fino a questo momento. Un cammino, nel mio caso, fatto sicuramente di determinazione e tenacia. Ma ero arrivata ad un punto in cui tutta la buona volontà non mi era sufficiente per proseguire. È stato il momento della crisi. Quel punto in cui tocchi il fondo e arrivi all’essenziale, e come si dice, o la va o la spacca. Allora percepivo quel tempo come un grosso buco nero. Ora lo considero come una svolta, una benedizione. È stato il momento favorevole per entrare finalmente in contatto con me stessa, con le mie zone d’ombra e di luce. Quel momento che ha attivato un lavoro interiore, di consapevolezza, guarigione, accoglienza, con tutta la sua componente di fatica e dolore, ma non solo. Il Signore sembrava rimettere insieme i pezzi della mia interiorità un po’ spaccata, che poi rendeva difficili anche le mie relazioni. Parlo di momento, ma forse sarebbe più corretto parlare di un processo che era maturato al suo culmine. E il tempo della mia più grande fragilità, si è rivelato quello della più grande forza, che ora sostiene la mia scelta, per cui ora posso andare incontro al mio futuro con serena fiducia.

La chiave mi sembra proprio questa: entrare, finalmente entrare in questo spazio interiore, seppure confuso o dolorante. Concedermi il tempo per restarci, per prenderne contatto, per lasciare che il Signore vi posi il suo sguardo e la sua azione amorevole. Questo rapporto così personale con il Signore e me stessa, è stata la grande chiave per una progressiva riconciliazione, che si rinnova di giorno in giorno. Convertire lo sguardo interiore, lasciando spazio a quello di Dio, ha poi convertito anche il mio sguardo sugli altri e sulla realtà che vivo. Questo è ora il mio più grande punto di forza. So che se in futuro mi troverò in momenti di aridità, difficoltà o conflitto, questo spazio interiore e questo rapporto intimo con il Signore sarà il luogo dove attingere perdono, riconciliazione, speranza, forza, capacità di amare.

Ma non è finita qui: a guidarmi, accompagnarmi e sostenermi in questo cammino sono state numerose persone che il Signore mi ha posto accanto. Il mio cuore è pieno di riconoscenza

per loro. Suore, sacerdoti, amici, compagni di studio, persone in ricerca, assetate di Dio. So che la Chiesa è l’altro grande punto di forza. La comunità, la fraternità, ovvero tutti quei rapporti personali che il Signore mi dà la grazia di intrecciare e con cui posso crescere insieme.

Preghiera e fraternità, i due pilastri che mi sostengono, e di cui il Signore mi chiede a mia volta di prendermi cura: curare il rapporto con Dio, dedicandogli tempo e il silenzio necessario per il nostro incontro, e curare i rapporti, per costruire la Chiesa.

La vita consacrata è bella. La vita in compagnia del Signore e dei fratelli e sorelle è davvero bella. Dunque, “Eccomi, Signore, si compia in me la tua Parola”. E ancora, citando la Seconda Lettera ai Corinzi: “se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione”. (2Cor5,17-18)                                                                             Sr Marta del Verbo di Dio

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Ho cantato con Maria il Magnificat nel giorno della professione perpetua, quando ho annunciato il mio Sì per sempre al Signore, a questo amore che mi ha spinto ad andare sempre avanti, a non lasciarlo mai, ed a proseguire il mio cammino fino ad arrivare a questo giorno indimenticabile.

Davvero grandi cose ha fatto in me il Signore! Con gratitudine faccio memoria del mio incontro con Gesù, mio Maestro: anche se frequentavo la chiesa, ero catechista (anche … brava, mi dicevano), non lasciavo a Dio lo spazio per entrare in profondità dentro di me, e non avevo la capacità di ascoltarlo e lasciarlo parlare, perché nella preghiera e nei miei impegni, ero sempre io a parlare.

È arrivato il giorno opportuno, però: una delle suore presenti a Dronka in quel periodo ci ha proposto di fare sosta con il Signore, cioè di stare in silenzio davanti a Gesù Eucaristia, per mezz’ora; sono passati i primi dieci minuti e ogni tanto guardavo l’orologio, il tempo non passava mai, e mi sembrava che fosse passata più di mezz’ora, e dicevo ame stessa: che noia!

Da quel giorno, ripetendo questa esperienza, ho iniziato a capire che è davvero necessario lasciare spazio a Dio che parla, soprattutto quando facciamo l’adorazione eucaristica, di fronte alla sua Presenza viva.

E così, ho incominciato a cercare ogni tanto tempo per andare a pregare, per stare con Gesù, perché ho gustato la bellezza, la pace dello stare con Lui; è diventato il mio amico, al quale raccontavo tutto (e con cui anche ogni tanto mi arrabbiavo!).

Ringrazio la mia famiglia perché mi ha insegnato e abituato fin da piccola a frequentare la chiesa, ad andare per qualche giorno agli esercizi spirituali, a trovare qualche momento di preghiera personale, e anche ringrazio, per questo, la comunità parrocchiale.

Dopo un po’ di tempo di esperienza intima con Dio che, come dice santa Teresa, consiste nello “stare con chi sappiamo che ci ama”,  ho scoperto che il cammino della preghiera non è sempre semplice, perché comporta anche una lotta con le tante voci che abbiamo dentro di me; Pian piano, ha iniziato a risuonare spesso in me questa frase: “Mariam, Tu mi appartieni”; il mio padre spirituale mi ha aiutato tanto a distinguere la voce di Dio in mezzo alle altre voci, e a dialogare con la mia famiglia di quello che sentivo, e alla fine ho risposto: “Signore, sono tutta tua!”.

Durante il lungo cammino che mi ha portato ad essere sposa di Cristo, ho toccato sempre la presenza del Signore: da quando ho lasciato l’Egitto fino dal giorno della professione perpetua, cioè il giorno del mio matrimonio spirituale, ho vissuto una gioia che riempie il cuore, perché ero consapevole che, con i miei limiti le mie fragilità, non ce l’avrei mai fatta senza la Grazia del Signore.

Quel giorno, attorno a me era tutta la mia famiglia, e soprattutto il mio papà che mi guardava dal cielo e faceva festa lì, e la mia famiglia religiosa, e amici e colleghi di lavoro… E poi, un altro dono grandissimo: la professione è stata presieduta dal nostro vescovo Daniele, il mio padre spirituale, proprio lui che aveva accompagnato dalla nascita la mia vocazione.

Ringrazio il Signore per questo dono speciale, e desidero con il suo aiuto di essere sposa fedele e perseverante nel rispondere all’amore infinito dello Sposo, e di fissare lo sguardo su di lui, il centro della mia vita.

Sr Mariam di Gesù Maestro

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In Brasile, nel piccolo Carmelo di Macapà, le sorelle insieme al gruppo Seme di Bettina, gruppo Santa Teresina, gruppo Gioventù Carmelitana, gruppo OCDS e alcuni amici del Carmelo hanno festeggiato l’anniversario dei 150 anni di fondazione del nostro istituto, è stata una bellissima festa di famiglia, fatta di balli, canti, una scenetta e alcune poesie.

Alla conclusione di questa serata, abbiamo guardato alcuni video delle suore che hanno fondato la nostra comunità in Brasile: sr Rosangela, sr Nazarena e sr Teodolinda, è stato un momento pieno di commozioni e nostalgia ma soprattutto ricolmo di gratitudine al Signore e alla generosità di queste sorelle.
Ringraziamo il Signore per i suoi doni e per la nostra famiglia religiosa.

 

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Il 15 luglio alle 19:00, nella chiesa della nostra casa madre a Campi Bisenzio, abbiamo celebrato la Messa Solenne presieduta da S. E. Stefano Manetti, Vescovo di Fiesole, per ringraziare il Signore per la sua fedeltà e per il dono del carisma affidato alla nostra Beata Madre 150 anni fa.
“Andiamo a farci sante! Povere e umili, di noi avrà cura il Signore.” Sono le parole pronunciate dalla B. Teresa Maria della Croce il 15 luglio 1874. Siamo pienamente grate al Signore per la storia che ha scritto con la nostra famiglia religiosa e per tutte le sue meraviglie che continuano fino ad oggi …

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“Io sono di Gesù e voglio essere di Gesù” così diceva la nostra fondatrice B.Teresa Maria della Croce “Bettina”.

Sr Nilma di Gesù ha così rinnovato i voti nella cappella della nostra comunità a Macapá – Brasile.

Accompagniamo il suo sì con intensa preghiera e ricordiamo tutti i cuori che sono in ricerca vocazionale perché siano generosi nel seguire Gesù Cristo povero, casto ed obbediente.

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Il Grest è molto più che un evento annuale, è infatti una connessione tra i giovani e valori fondamentali che al giorno d’oggi riteniamo scontati: l’amore, la pace e la solidarietà.

In un mondo forsennato come il nostro, ogni momento di comunità e condivisione tra i compaesani diventa uno strumento necessario per rafforzare il tessuto sociale del paese e non solo, ma anche con le realtà vicine.

È per questo che la nostra chiesa parrocchiale di Acconia di Curinga (in Calabria) ogni anno diventa un saldo punto di riferimento, di accoglienza e speranza.

Questo tipo di evento ha il potere unico di radunare tutte le generazioni.

Grazie alla disponibilità data dalla comunità parrocchiale, i giovani riescono ad apprendere, tramite le gesta dei personaggi dei film, come riuscire a superare i vari ostacoli presenti nel percorso formativo della vita.

Quest’anno questi insegnamenti sono resi speciali dalla figura della Beata Teresa Maria della Croce (BETTINA). In occasione dei 150 anni dalla fondazione della famiglia delle suore carmelitane, abbiamo deciso di far conoscere Bettina, la fondatrice. Ella conobbe un’infanzia difficile segnata dalla povertà e dalla prematura scomparsa del padre, ma nonostante le avversità ha trovato la forza di intraprendere un cammino  caratterizzato da un profondo senso di pace interiore, dalla preghiera e dalla contemplazione.

I giorni del grest hanno riempito il cuore di gioia sia ai bambini che agli animatori ed educatori che con tanta dedizione hanno giornalmente preparato le varie attività.

Ogni giorno abbiamo affrontato un tema diverso intrecciato sia con la vita di Bettina ma anche con quella di Moana, la protagonista di Oceania, film Disney che abbiamo visto tutti insieme.

I temi presenti riguardavano il dono della vita, le scelte da affrontare, gli ostacoli da superare, l’amicizia e in conclusione la missione.

Fra grida e schiamazzi di gioia e momenti di agape fraterna, si è così conclusa la dodicesima edizione del grest.

Non ci resta che ringraziare il Signore per tutte le opportunità di crescita comunitaria che ci offre insieme al nostro parroco Don Franco che dal 2013 rende tutti attivamente partecipi alla vita della chiesa.

Nuove idee si prospettano per l’anno venturo che tutti attendiamo con ansia!

sr Mariam di Gesù Maestro

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Uno strumento per eccellenza per entrare nella preghiera è l’icona: l’immagine rappresentata ci accompagna infatti nelle relazione con la persona o il mistero divino di cui è intermediaria. Ci aiuta a stare alla presenza di Dio e a fissare il nostro sguardo in Lui. Nella preghiera non siamo soli, ma siamo in un rapporto. Poniamoci dunque alla presenza del mistero rappresentato, e lasciamo che parli in noi.

Questa tavola è una riproduzione di un’icona russa: la Madonna orante di Yaroslav o Grande Panaghia (XIII secolo), conservata presso la Galleria Tret’jakov di Mosca. La Vergine è rappresentata in maniera ieratica, con le braccia aperte, rivolte verso i fedeli, così come Gesù Cristo, dipinto all’interno di un medaglione, che poggia sul busto della donna. Nell’iconografia bizantina, la Madonna con il medaglione è anche detta la Madonna del Segno, in quanto Cristo all’interno del medaglione, prefigura la sua nascita dal grembo di Maria. La Vergine, vestita in maniera semplice, ma elegante, poggia i piedi su un tappeto rosso, si staglia su uno sfondo dorato e, alla sua destra e alla sua sinistra, entro due tondi, vi sono due angeli che porgono un globo con una croce. L’iconografia della Madonna orante deriva da un’icona che si trovava nella basilica di Blachernai a Costantinopoli, oggi Istambul. Ancora oggi, l’icona di Yaroslav è una delle icone più venerate di tutta la Russia.

Francesca Marinelli

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Questo pomeriggio attendiamo con gioia e trepidazione la solenne Messa di ringraziamento per i 150 anni di fondazione della nostra famiglia religiosa, ma la festa è già iniziata nel nostro Carmelo di Firenze, dove ci stiamo riunendo da diverse comunità presenti in Italia, e per chi può, anche dall’estero, insieme ad amici, adoratori, compagni di cammino: una vera e propria festa di famiglia! Ringraziamo per il dono della fraternità, per la gioia di camminare insieme verso Cristo, condividendo il carisma ricevuto da Teresa Maria della Croce, di adorazione e carità attiva, il 15 luglio 1874.

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“Mi dono con tutto il cuore a Dio in questa famiglia”
Sono le parole di suor Maria della Risurrezione che oggi, il 12 luglio, ha rinnovato il suo sì al Signore nella nostra famiglia delle Carmelitane di S. Teresa di Firenze.
Accompagniamo il suo sì con la nostra preghiera

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La santità consiste nel diventare finalmente quello che siamo chiamati ad essere, immagine vivente del nostro Dio, aperti alla vita dello Spirito d’amore che vive in noi e ci dona ad ogni istante di partecipare alla vita divina, unendoci a Cristo, facendoci figli amati del Padre. Questa unione di tutto noi stessi con Cristo è vera in ogni momento, l’amore è tenace e davvero nulla ci può separare dall’amore di Cristo, neppure la malattia e la morte, che in Cristo possiamo vivere con un ampio respiro di speranza e con grande consolazione. In Cristo la morte è sempre la porta ad una vita nova, eterna. Davvero la speranza è immortale, la fede è l’unico sostegno, l’amore può capovolgere il mondo.

 

Fidente nell’aiuto di Dio, con il suo Fiat nel cuore e sul labbro, saliva il suo calvario, lentamente moriva: e nessuno capiva il suo stato, neppure i medici che prendevano per nervoso ciò che altro non era che una profonda sofferenza cagionata dal riprodursi del tumore. Ella stava per stendersi sulla nuda croce, come tante volte aveva contemplato nelle sue meditazioni e alla quale aveva anche anelato come prezioso tesoro.

Sabato 23 aprile 1910, le campane a lenti rintocchi piangevano il passaggio della Fondatrice. Tutto il popolo acclamava: ” è morta la Madre! è morta una santa!”. 

S. Giovanni Paolo II, il 19 ottobre 1986, proclama Beata Teresa Maria della Croce proprio a Firenze, città che l’ha vista nascere, operare, pregare e soffrire. 

Ecco l’urgente necessità dei Santi. Essi sono i capocordata, che affermano che la speranza è immortale, la fede è l’unico sostegno, e che l’amore può capovolgere il mondo.

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